Diario di P.Remo Villa - Febbraio 2012

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02 febbraio 2012, giovedì

Dopo la partenza per l’Italia di Mario e Vito mi fermo qualche giorno a Dar es Salaam (vedi foto), la Capitale economica del Paese – la capitale politica è Dodòma a 170 km da Heka - sull’Oceano Indiano il cui bel nome significa “Porto della pace”: una grossa metropoli in continua espansione, con costruzioni avveniristiche in continuo aumento. Il più grande porto dell’Africa sull’Oceano indiano dove arrivano anche tutte le merci dei paesi africani dell’interno, come ad esempio del Rwanda, dello Zambia, dal Burundi … Metropoli con parecchi milioni di abitanti che hanno costruito in qualsiasi buco, senza alcun criterio. Ogni tanto viene travolta da qualche notizia sensazionale. Per ben due volte negli ultimi tre anni delle polveriere militari una volta situate fuori città ma ora in città, sono saltate provocando scoppi con panico, morti ed anche ogive trovate a molta distanza dal posto. Qualche mese fa molte persone hanno perso le loro case o baracche costruite negli alvei dei fiumi stagionali, creando migliaia di senza tetto ed anche decine di morti.

Ne approfitto per fare delle spese per la missione: molte le cose necessarie …

Poco prima di pranzo mi sento strano: i sintomi mi fanno pensare alla malaria, la prima volta da quando sono a Heka. Senza fare il vetrino, dopo cena inizio la cura – tre pastiglie oggi ed altre tre dopo una settimana.

Per domani spero di essere in forma: mi aspetta il viaggio di ritorno.

03 febbraio 2012, venerdì

Confermato: le tre pastiglie mi hanno fatto decisamente bene: nessuna avvisaglia di malaria.

Quindi verso le 10 del mattino partenza verso Heka – non senza un breve “dialogo personale” con il mio Capo di lassù affinché tutto vada bene. Heka, a 630 km circa, la raggiungo verso le sette di sera.

Dopo aver imboccato la strada bianca da Manyoni verso Heka, davanti a me una giovane mamma in bicicletta con il bambino ancora piccolo sulle spalle, sentito il rumore della macchina si scansa buttandosi fuori strada: la sua corsa si ferma bruscamente addosso ad un cespuglio, ma senza cadere. Non è la prima volta che mi trovo inconsapevolmente coinvolto in realtà così spiacevoli. Senz’altro sono persone che stanno ancora imparando ad andare in bicicletta.

04 febbraio 2012, sabato

Da quando sono arrivato, solo oggi vedo il trattore della missione, un FIAT 80, che finora era di base in un paese qui vicino per l’aratura. Mi vien voglia di provarlo per vedere come va, ma mi accorgo che manca la batteria! Anche al trattore, non solo al pickup!!

05 febbraio 2012, domenica

Alle 8.30 messa qui al centro, ad Heka. La poca gente si perde nel grande spazio della chiesa: all’inizio una trentina di adulti ed una decina di bambini. Alla fine forse siamo una sessantina. Cosa strana: al posto dei soliti banchi ci sono delle panche con tubi di ferro come piedi incementati nel pavimento. Niente inginocchiatoi: per terra!!!

La seconda messa è a Chikola: costruzione particolate nella forma, con pianta ad angoli smussati e circolari e alle finestre delle “inferriate” artistiche di legno. Non tanta gente ma attenta. Come dovunque, pochi sono i bambini presenti.

Il pomeriggio lo passo su skype e facebook: dove incontro amici di qua e di là per il mondo. Non mi sento solo.

07 febbraio 2012, martedì

Questa settimana la inizio con l’allontanare tutti i vispi uccelli – e sono veramente tanti – che svolazzano nell’atrio della canonica, lasciando i loro “ricordi” fin sulle porte delle nostre camere. Ci sono molti nidi all’interno della veranda (vedi foto). Senz’altro oggi S. Francesco non mi ha guardato storto: ho solo chiesto a questi nostri ospiti alati – gentilmente – di andare a nidificare all’esterno della canonica.

Verso le tre del pomeriggio passa il Vescovo di Singida, Mons. Desiderius, in viaggio verso Dar es Salaam: mi vuole salutare e conoscere, dal momento che non ci siamo ancora visti. Mi fornisce qualche informazione sulla diocesi che è molto estesa e molto popolata ma con solo 130.000 battezzati (10% circa della popolazione). Le varie denominazioni cristiane messe assieme eguagliano, come numero di fedeli, i musulmani. Le parrocchie cattoliche sono 20.

Dopo cena nel silenzio della notte, si sentono i tamburi dei Wasukuma che si preparano per la sarchiatura del granoturco invitando anche altri a dar loro una mano. Durante la sarchiatura di domani i tamburi continueranno a battere fino alla fine quando tutti si ritroveranno per il pasto comune e di ringraziamento dove verrà uccisa una mucca ed una capra.

08 febbraio 2012, mercoledì

Mosche diminuite di brutto nella zona cucina!! Effetto di galline e pulcini fatti gentilmente allontanare dalla zona cucina ed internati in localini ad hoc!

Oggi spese a Manyoni. Al distributore di benzina dove faccio il pieno, vedo almeno un centinaio di taniche da 20 litri l’una: riempite di nafta verranno portate nei paesi e vendute ai proprietari dei mulini a prezzo senz’altro maggiorato e non di poco.

09 febbraio 2012, giovedì

Oggi mi serve della farina di granoturco per la cena dei catechisti: in tutta Heka non riusciamo a trovarne. Ci arriva da un altro paese. Se non c’è granoturco, base della loro dieta, la gente cosa mangia? Sono, questi, i mesi più duri fino al prossimo raccolto, fra qualche mese.

In serata arrivano i catechisti alla spicciolata per l’incontro mensile che faremo domani.

Alle 17.20 in camera mia il termometro segna 29.1°! Nessun segno di pioggia e le zanzare sembra si trovino proprio a loro agio.

10 febbraio 2012, venerdì

Nell’incontro con i catechisti, in tutto sono 26, alcuni giovani ma i più sono meno giovani, non vi è nulla di particolare: la presentazione di ognuno ed alcuni problemi concreti messi da loro in agenda. Positivo il fatto che hanno voglia di partecipare ai corsi di aggiornamento per loro coordinati dal centro catechistico diocesano. Senz’altro ne manderò almeno due già dal prossimo aprile.

Ogni tanto, ed anche stasera, allo spegnimento del generatore dopo le nove, mi siedo all’aperto a contemplare il bel cielo sereno di Heka, tutto pieno di stelle con qualche costellazione che riesco a riconoscere e con la via Lattea molto chiara e distinta come un pennellata che taglia il cielo.

12 febbraio 2012, domenica

Seconda messa a Sasilo, dove poi mi invitano a pranzo: una buona polenta bianca – naturalmente senza sale, come si usa qui da noi - con verdura cotta, il tutto senza posate.

Nel ritorno mi fermo al torrente Kizigo (vedi le due foto) che la volta scorsa, un mese fa circa, era gonfio d’acqua. Oggi: nessuna traccia di acqua, solo alcune pozze di acqua stagnante ed in lontananza un giovane con un secchio che scava nella sabbia del greto per trovare un po’ d’acqua.

P. Steven, il mio collaboratore, oggi va ad Iringa per partecipare all’incontro di programmazione a livello del nostro Istituto qui in Tanzania. Un viaggio in due tappe: arriverà domani sera.

 

13 febbraio 2012, lunedì

Con oggi, iniziamo la nuova disposizione per la messa feriale del mattino. posticipandola alle 6.45 invece che alle 6.30, in modo da avere più luce naturale senza dover accendere torce, con l’altare provvisorio vicino ai finestroni e con la gente in una sola fila di banchi.

Dopo averlo pulito per bene il vecchio freezer a gas, chi mi è stato detto funzionante, oggi lo mettiamo in funzione, però dopo una giornata col gas in funzione, non mostra nessun segnale di vita.

Ed allora si deve pensare ad un’altra soluzione che mi sta già rimuginando nel cervello: aggiungere altri pannelli solari e con essi far funzionare un frigo-freezer di un centinaio di watt. Penso sia possibile.. Senza frigo non si può conservare nulla, si deve comperare sempre al minuto (e qui molte cose non le trovi, ma devi farti 50 km di strada bianca!) e poi molto marcisce in fretta e quindi va buttato.

Nel tardo pomeriggio faccio una passeggiata fino all’invaso dell’acqua piovana (vedi foto) che si trova qui vicino, uno dei due scavati ai tempi di p. Toni Tietto. Due giovani che incrocio mi dicono che l’acqua raccolta non dura oltre agosto: penso sarà necessario pulirlo. Vedremo a suo tempo cosa si può fare.

Le piogge non si fanno ancora vedere e di conseguenza la temperatura si mantiene alta: alle 21.45 sono ben 30.1°! Ed è meglio non tenere la porta aperta per avere almeno un po’ di giro d’aria: daresti il benvenuto alle zanzare che non aspettano altro che il tuo sangue!

14 febbraio 2012, martedì

Nel pomeriggio sono alla fiera di Chikola (vedi foto). Fiera-mercato tipica africana, dove puoi trovare di tutto un po’, sparpagliato in terra su grandi teli, steso su banchetti improvvisati o su pareti tirate su con pali e qualche telo. Alle 16 ancora tantissima gente che gira tra le bancarelle e compera, osserva, saluta… Ma di quello che cercavo, il granoturco, nessuna traccia anche qui.

Ed allora un salto fino a Kasanii, ad una decina di km, nell’interno. La strada quando piove è interrotta per via del solito torrente – il Kizigo – che si riempie di acqua e quindi senza ponte diventa impossibile attraversarlo. Ora però l’alveo è asciutto, pieno di sabbia che oltre al resto sarebbe buonissima per l’edilizia.

Mentre ci avviciniamo al paese sorpassiamo dei carretti trainati, ognuno, da due coppie di buoi o di asini, che ritornano a casa, correndo e zigzagando, dopo essere andati alla fiera pieni di sacchi di granoturco. Il granoturco è senz’altro la ricchezza di questo paese sperso nella savana, ma ricco di campi verdeggianti che si notano ai lati della “strada”. Riesco a trovarne solo sette “debe” - la misura usata da queste parti, un secchio della capienza di circa 20 kili.

Lascio detto al catechista se può metterne assieme cinque sacchi, più o meno cinque quintali. Serviranno per i vari incontri in missione ed anche per aiutare dei vecchietti che vengono in missione a chiedere cibo.

 

 

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Rileggendo il “diario” mi sto accorgendo come per tutto il mese di gennaio sia ancora preso dal conoscere l’ambiente nuovo nel quale mi trovo attualmente: in effetti è talmente diverso dalla zona di Njombe dove in pratica ho passato i miei 30 anni qui in Tanzania, da richiedere molta attenzione e “curiosità”.

12 gennaio 2012, giovedì

Prima visita a Manyoni, il capoluogo della provincia, a 47 km da Heka, più di un’ora di strada sterrata. Strada non brutta, macchina molto rumorosa: una Toyota Land Cruiser che è tutto un lamento di lamiere e scricchiolii vari. Manca pure un finestrino (chissà da quando!) per cui se piove è meglio avere un ombrello a portata di mano. Inoltre non conviene certo lasciare la macchina incustodita, altrimenti…. Ed infatti è quello che abbiamo fatto. Il programma era di parcheggiare la macchina e poi fare tutte le “vasche” di Manyoni in lungo e in largo a piedi, per conoscere e familiarizzarmi con l’ambiente, ma non è stato possibile. Solo qualche giro in macchina, almeno per le vie principali.

Manyoni penso sia capoluogo di provincia da pochi anni, osservando varie costruzioni governative non ancora ultimate ed anche il suo assetto che assomiglia più ad un grosso paese che non ad una cittadina: case vecchie, poche costruzioni nuove, niente spazi verdi, polvere dappertutto, niente asfalto … Ed anche qui il caldo si fa sentire, ma almeno l’ENEL tanzaniano (TANESCO) è presente e sembra funzioni.

La strada verso Heka è molto pianeggiante, passa attraverso lunghi tratti di savana alternati a campi coltivati a granoturco ed a girasole. Anche oggi come nei giorni addietro, si notano molte quadrighe (cioè 4 buoi zebù: si dice così?) impegnate nei campi ad arare: buon segno. Vuol dire che se il buon Dio aiuta con la pioggia, ci saranno buoni raccolti ed a sufficienza.

13 gennaio 2012, venerdì

Durante la notte, una pioggia abbondante si fa sentire: senz’altro molto utile per i campi di granoturco, di arachidi, di fagioli e di girasole. Utile anche come riserva qui in missione, dove viene incanalata ed immagazzinata in alcune cisterne: verrà utilizzata durante il periodo secco.

Fin verso le 9 del mattino, per via del tempo ancora nuvoloso, in maniche corte si sente quasi freddo: sensazione che però sparisce presto quando il sole sbuca tra le nubi.

Dopo cena vado a trovare le tre suore che hanno il loro convento accanto alla missione. Sono Benedettine, con la Casa madre a Songea, nel sud del Tanzania. Sono state fondate negli anni trenta del secolo scorso, da uno dei primi Abati dell’Abbazia dei missionari benedettini tedeschi di Peramiho, che allora era anche Diocesi. I benedettini furono tra i primi ordini di missionari arrivati in Tanzania nella seconda metà dell’800.

Attualmente queste religiose sono circa 500 e sono impegnate in varie diocesi del Paese in servizi di pastorale, di evangelizzazione e di promozione umana. Qui ad Heka sono arrivate circa 10 anni fa. Una religiosa è impegnata nell’asilo parrocchiale – lo scorso anno aveva 150 bambini – che da una settimana ha iniziato il nuovo anno scolastico: i bambini sono ancora pochi ma con febbraio senz’altro aumenteranno, mi viene detto. Un’altra religiosa, diplomata ostetrica, è impegnata a tempo pieno nel dispensario della missione, frequentato, anche se non molto, anche da ammalati di altri paesi. La terza suora, anziana, si prende cura della casa e del piccolo appezzamento che attornia il convento.

15 gennaio 2012, domenica

Alle otto del mattino il termometro segna già 26°.

Oggi, domenica, ci sono 4 messe in programma: tre in tre paesi diversi che fanno parte della parrocchia ed una qui al centro. Siamo in due: P. Steven, il vice, un kenyota prete missionario qui ad Heka da due anni, ed il sottoscritto. L’attuale parroco è partito per Iringa già venerdì scorso e non arriverà se non a metà settimana.

Prima celebro la messa a Sasilo, che si trova a 18 km dal centro: strada bellina fino a quando si arriva al pezzo che stanno mettendo a posto, dove se solo piove un poco, diventa quasi inpraticabile. Sasilo sembra zona più lussureggiante ma anche qui l’acqua è scarsa, mi dicono, e non ti devi lasciare ingannare ad esempio quando passi su un ponte di una quindicina di metri sotto cui scorre tanta acqua limacciosa, veramente tanta, ma che, mi dice l’autista, si prosciuga completamente tutta durante il periodo secco! La chiesa, l’asilo ed in mezzo una fontana alimentata da un pozzo con ruota eolica, che si vede in lontananza. Ci sono parecchie taniche in fila in attesa dell’acqua che è della missione. Durante la stagione secca, i fruitori sono molti di più. Ogni tanica di 20 litri d’acqua costa 3 centesimi di euro: il ricavato va per la manutenzione dell’impianto.

Il secondo paese dove vado a celebrare si chiama Chisinjisa a sette km da Sasilo, sulla stessa strada: comunità molto più piccola, meno vivace e sembra anche più povera. La chiesa in decadenza, panche che stanno assieme in qualche modo e nessun canto. In realtà come queste, valgono poco le prediche “teologiche”: bisogna senz’altro calare il vangelo ad una realtà molto semplice e comprensibile.

Finita la messa, salgono sul Toyota pickup alcuni studenti delle secondarie che domani tornano a scuola: alcuni studiano nella scuola superiore di Heka che conta circa 300 studenti, mentre altri andranno in altre scuole della zone. Il passaggio dato loro è una manna: non so se ci sono mezzi che fanno servizio tra Chisinjisa ed Heka.

I 26° di questa mattina, quando torno in missione alle 13 circa sono diventati 31°, e per fortuna che c’è poco sole!

17 gennaio 2012, martedì

A metà mattina mi cerca Devota, la cuoca, per dirmi che avrebbe un po’ di tempo a disposizione per iniziare a zappare il nuovo orto. Meraviglia!! Anche lei ci tiene ad avere verdura fresca in cucina.

Nel pomeriggio, alle 16, la temperatura sfiora i 31°. Faccio due passi nel paese alla ricerca di un ombrello ed altre cosette.

Passo vicino ad una casetta con alcune piante di Moringa oleifera i cui semi, contenuti in enormi bacelli possono dare un buon olio da cucina, e le cui ultime foglioline teneri sono una qualità molto buona di verdura cotta. Inoltre è una pianta con molte proprietà terapeutiche. E qui in paese ne ho viste qualche centinaio, ma sembra non siano sfruttate ed utilizzate per nulla. Infatti anche il padrone di questa casa spiega che ha sentito parlare delle sue proprietà e dei suoi possibili usi, però in concreto non ha mai fatto nulla. Gli suggerisco di raccogliere i bacelli maturi e di metterli da parte. In un prossimo futuro ho infatti intenzione di ricavarne olio.

Torno appena in tempo con un ombrello cinese nuovo, ed ecco che un temporalone con lampi e tuoni si scatena per più di mezzora, regalandoci acqua a volontà.

18 gennaio 2012, mercoledì

Ore 6 del mattino: grande pioggia che mi sveglia e che dura circa mezz’ora.

Ore 12.20, il termometro segna solo 26° ed è ancora nuvoloso. Se continua così, al luce del pannello solare oggi durerà fino a che ora?

Dopo cena telefono a Mario Galvagni, cognato del sottoscritto e presidente di KUSAIDIA onlus che è già arrivato a Iringa e che, mi dice, facilmente per il fine settimana può essere ad Heka. Karibu sana.

19 gennaio 2012, giovedì

Alle 15 ci dovrebbe essere, nel nostro salone, un incontro di alcuni membri delle denominazioni cristiane presenti qui ad Heka. Da quello che spiegano i miei confratelli è il primo incontro di questo tipo. L’idea è buona e può essere costruttiva se c’è buona volontà da parte di tutti e non secondi fini. Poteva essere una una buona occasione, ma è andata persa: si è fatto vivo solo un rappresentante. Ci sarà un’altra volta?

Verso le 17: prima operazione di semina di pomodori, melanzane e lattuga. Appena in tempo a finire e via velocemente: la pioggia arriva anche questa sera a farci buona compagnia.

21 gennaio 2012, sabato

Al mattino visito il dispensario della missione, costruito con gli aiuti di una famiglia italiana, e dedicato alla memoria di una signora prematuramente scomparsa.

Da quanto mi dice la suora incaricata, Sr. Salvetta, diplomata in ostetricia, l’ospedalino è in continuo deficit, però viene aiutato dal gruppo che ha contribuito alla sua costruzione.

Il personale è composto da otto infermiere o paramedici e da due guardiani notturni.

I parti sono circa 150 all’anno.

Ogni mese vengono visitati circa 1.000 bambini e circa 50 nuove mamme in gravidanza, secondo il programma governativo.

Tre volte al mese, la suora con alcune infermiere si reca in altrettanti paesi della zona dove viene fatta la “clinic” – visite di controllo – alle mamme in dolce attesa, ai bambini fino ai 5 anni.

Per la luce, nel dispensario vi è anche un sistema di pannelli solari, che però funziona molto male, mi dice la suora.

Per quanto riguarda l’acqua: anche qui problemi perché non sempre arriva dal pozzo della missione, ed allora viene utilizzata quella piovana depositata in due grandi cisterne.

In serata da Iringa arriva Mario Galvagni con Vito, da Iringa dove sono stati alcuni giorni per mettere a punto alcuni programmi in relazione alla costruzione dell’università.

Assieme agli ospiti arriva anche la nuova pompa ad immersione – finalmente! E così lunedì potremo metterla in funzione.

22 gennaio 2012, domenica

Ore 9.00, messa a Chikombo, sulla strada principale, a circa 7 km da Heka. Pochi bambini e pochi adulti: in tutto non attivano a 25.

La chiesa viene usata anche da asilo, da come vedo dalla disposizione dei banchi: metà sono panche e guardano l’altare, metà sono banchi dqa scuola rivolti verso la porta, e sul muro una lavagna.

23 gennaio 2012, lunedì

Al mattino gli operai mettono in funzione – finalmente! – la nuova pompa per l’acqua.

Verso le 10 con assieme a Mario ci avviamo verso Dodoma, la capitale politica del Paese, a 170 km da qui, per una visita veloce alla città in modo da rendermela familiare. Per l’ora di cena siamo di ritorno ad Heka. E’ una città non tanto pulita, polverosa, calda, senza un piano preciso, confusionaria. Almeno così mi è apparsa.

24 gennaio 2012, martedì

Si intravvedono le prime piantine dei pomodori, melanzane, cicoria rossa di Treviso e arachidi, il tutto seminato il 19 ed il 20!

27 gennaio 2012, venerdì

Nei tre ultimi giorni Mario, aiutato da Vito, era impegnato nel far la planimetria della missione, su cui programmare eventuali azioni future.

Anche se il lavoro non è ancora finito, oggi si fa un break e con Mario arriviamo fino a Singida, la nostra diocesi e capoluogo di regione, 160 km circa a nord ovest di Heka. Strada asfaltata, poco frequentata, tagliata in mezzo alla steppa e quindi anche senza tante curve. Tutto è piatto, pochi i villaggi, orizzonti immensi.

Non lontano dalla città il panorama cambia: enormi massi erratici di granito si alzano dal terreno fino a formare delle collinette con i massi nelle pose più svariate. Peccato che non sia utilizzata e pubblicizzata per il turismo: senz’altro attirerebbe molte persone.

La città non sembra tanto estesa, ma senz’altro più ordinata di Dodoma, con possibilità di ulteriore sviluppo ora che da poco hanno asfaltato la strada che porta ad Arusha e quindi ai parchi nazionali ed anche quella che porta a Mwanza, sul lago Vittoria. Rimango positivamente impressionato nel vedere molte insegne di alberghi. Si trova sulle rive di un laghetto, per niente male.

Al ritorno ci fermiamo a Mkiwa, da Sr. Rita, delle Orsoline Polacche, in Tanzania da una ventina d’anni: noviziato e casa formazione, dispensario, ostello in costruzione per ragazze delle superiori, scuola di cucito… Dal nulla, come ci spiega la suora, e derise dalla gente del posto, ora è diventata un’isola verde, con piante, verdura, frutti, venticello fresco in continuazione. Sr. Rita si rende disponibile a darmi una mano, preparandomi piantine di piante da frutto. Grazie!

28 gennaio 2012, sabato

Alle ore 9.00: incontro mensile di tutte le maestre d’asilo della parrocchia. All’incontro in parrocchia partecipano più di 20 maestre. Sono signorine, ragazze e signore alcune anziane, che vengono scelte dal comune dove vivono per stare dietro all’asilo del posto. Realtà importante da non cancellare di certo, ma da incrementare e far funzionare al meglio, con preparazione adeguate delle maestre, se vogliamo che i bambini arrivino ad avere un’educazione scolastica come si deve già dai primi anni.

29 gennaio 2012, domenica

Alle 10 del mattino vi è la messa di commiato al parroco P. Diaz ed un breve saluto di benvenuto al

Rileggendo il “diario” mi sto accorgendo come per tutto il mese di gennaio sia ancora preso dal conoscere l’ambiente nuovo nel quale mi trovo attualmente: in effetti è talmente diverso dalla zona di Njombe dove in pratica ho passato i miei  30 anni qui in Tanzania, da richiedere molta attenzione e “curiosità”.

12 gennaio 2012, giovedì

Prima visita a Manyoni, il capoluogo della provincia, a 47 km da Heka, più di un’ora di strada sterrata. Strada non brutta, macchina molto rumorosa: una Toyota Land Cruiser che è tutto un lamento di lamiere e scricchiolii vari. Manca pure un finestrino (chissà da quando!) per cui se piove è meglio avere un ombrello a portata di mano. Inoltre non conviene certo lasciare la macchina incustodita, altrimenti…. Ed infatti è quello che abbiamo fatto. Il programma era di parcheggiare la macchina e poi fare tutte le “vasche” di Manyoni in lungo e in largo a piedi, per conoscere e familiarizzarmi con l’ambiente, ma non è stato possibile. Solo qualche giro in macchina, almeno per le vie principali.

Manyoni penso sia capoluogo di provincia da pochi anni, osservando varie costruzioni governative non ancora ultimate ed anche il suo assetto che assomiglia più ad un grosso paese che non ad una cittadina: case vecchie, poche costruzioni nuove, niente spazi verdi, polvere dappertutto, niente asfalto … Ed anche qui il caldo si fa sentire, ma almeno l’ENEL tanzaniano (TANESCO) è presente e sembra funzioni.

La strada verso Heka è molto pianeggiante, passa attraverso lunghi tratti di savana alternati a campi coltivati a granoturco ed a girasole. Anche oggi come nei giorni addietro, si notano molte quadrighe (cioè 4 buoi zebù: si dice così?) impegnate nei campi ad arare: buon segno. Vuol dire che se il buon Dio aiuta con la pioggia, ci saranno buoni raccolti ed a sufficienza.

13 gennaio 2012, venerdì

Durante la  notte, una pioggia abbondante si fa sentire: senz’altro molto utile per i campi di granoturco, di arachidi, di fagioli e di girasole. Utile anche come riserva qui in missione, dove viene incanalata ed immagazzinata in alcune cisterne: verrà utilizzata durante il periodo secco.

Fin verso le 9 del mattino, per via del tempo ancora nuvoloso, in maniche corte si sente quasi freddo: sensazione che però sparisce presto quando il sole sbuca tra le nubi.

Dopo cena vado a trovare le tre suore che hanno il loro convento accanto alla missione. Sono Benedettine, con la Casa madre a Songea, nel sud del Tanzania. Sono state fondate negli anni trenta del secolo scorso, da uno dei primi Abati dell’Abbazia dei missionari benedettini tedeschi di Peramiho, che allora era anche Diocesi. I benedettini furono tra i primi ordini di missionari arrivati in Tanzania nella seconda metà dell’800.

Attualmente queste religiose sono circa 500 e sono impegnate in varie diocesi del Paese in servizi di pastorale, di evangelizzazione e di promozione umana. Qui ad Heka sono arrivate circa 10 anni fa. Una religiosa è impegnata nell’asilo parrocchiale – lo scorso anno aveva 150 bambini – che da una settimana ha iniziato il nuovo anno scolastico: i bambini sono ancora pochi ma con febbraio senz’altro aumenteranno, mi viene detto. Un’altra religiosa, diplomata ostetrica, è impegnata a tempo pieno nel dispensario della missione, frequentato, anche se non molto, anche da ammalati di altri paesi. La terza suora, anziana, si prende cura della casa e del piccolo appezzamento che attornia il convento.

15 gennaio 2012, domenica

Alle otto del mattino il termometro segna già 26°.

Oggi, domenica, ci sono 4 messe in programma: tre in tre paesi diversi che fanno parte della parrocchia ed una qui al centro. Siamo in due: P. Steven, il vice, un kenyota prete missionario qui ad Heka da due anni, ed il sottoscritto. L’attuale parroco è partito per Iringa già venerdì scorso e non arriverà se non a metà settimana.

Prima celebro la messa a Sasilo, che si trova a 18 km dal centro: strada bellina fino a quando si arriva al pezzo che stanno mettendo a posto, dove se solo piove un poco, diventa quasi inpraticabile. Sasilo sembra zona più lussureggiante ma anche qui l’acqua è scarsa, mi dicono, e non ti devi lasciare ingannare ad esempio quando passi su un ponte di una quindicina di metri sotto cui scorre tanta acqua limacciosa, veramente tanta, ma che, mi dice l’autista, si prosciuga completamente tutta durante il periodo secco! La chiesa, l’asilo ed in mezzo una fontana alimentata da un pozzo con ruota eolica, che si vede in lontananza. Ci sono parecchie taniche in fila in attesa dell’acqua che è della missione. Durante la stagione secca, i fruitori sono molti di più. Ogni tanica di 20 litri d’acqua costa 3 centesimi di euro: il ricavato va  per la manutenzione dell’impianto.

Il secondo paese dove vado a celebrare si chiama Chisinjisa a sette km da Sasilo, sulla stessa strada: comunità molto più piccola, meno vivace e sembra anche più povera. La chiesa in decadenza, panche che stanno assieme in qualche modo e nessun canto. In realtà come queste, valgono poco le prediche “teologiche”: bisogna senz’altro calare il vangelo ad una realtà molto semplice e comprensibile.

Finita la messa, salgono sul Toyota pickup alcuni studenti delle secondarie che domani tornano a scuola: alcuni studiano nella scuola superiore di Heka che conta circa 300 studenti, mentre altri andranno in altre scuole della zone. Il passaggio dato loro è una manna: non so se ci sono mezzi che fanno servizio tra Chisinjisa ed Heka.

I 26° di questa mattina, quando torno in missione alle 13 circa sono diventati 31°, e per fortuna che c’è poco sole!

17 gennaio 2012, martedì

A metà mattina mi cerca Devota, la cuoca, per dirmi che avrebbe un po’ di tempo a disposizione per iniziare a zappare il nuovo orto. Meraviglia!! Anche lei ci tiene ad avere verdura fresca in cucina.

Nel pomeriggio, alle 16, la temperatura sfiora i 31°. Faccio due passi nel paese alla ricerca di un ombrello ed altre cosette.

Passo vicino ad una casetta con alcune piante di Moringa oleifera i cui semi, contenuti in enormi bacelli possono dare un buon olio da cucina, e le cui ultime foglioline teneri sono una qualità molto buona di verdura cotta. Inoltre è una pianta con molte proprietà terapeutiche. E qui in paese ne ho viste qualche centinaio, ma sembra non siano sfruttate ed utilizzate per nulla. Infatti anche il padrone di questa casa spiega che ha sentito parlare delle sue proprietà e dei suoi possibili usi, però in concreto non ha mai fatto nulla. Gli suggerisco di raccogliere i bacelli maturi e di metterli da parte. In un prossimo futuro ho infatti intenzione di ricavarne olio.

Torno appena in tempo con un ombrello cinese nuovo, ed ecco che un temporalone con lampi e tuoni si scatena per più di mezzora, regalandoci acqua a volontà.

18 gennaio 2012, mercoledì

Ore 6 del mattino: grande pioggia che mi sveglia e che dura circa mezz’ora.

Ore 12.20, il termometro segna solo 26° ed è ancora nuvoloso. Se continua così, al luce del pannello solare oggi durerà fino a che ora?

Dopo cena telefono a Mario Galvagni, cognato del sottoscritto e presidente di KUSAIDIA onlus che è già arrivato a Iringa e che, mi dice, facilmente per il fine settimana può essere ad Heka. Karibu sana.

19 gennaio 2012, giovedì

Alle 15 ci dovrebbe essere, nel nostro salone, un incontro di alcuni membri delle denominazioni cristiane presenti qui ad Heka. Da quello che spiegano i miei confratelli è il primo incontro di questo tipo. L’idea è buona e può essere costruttiva se c’è buona volontà da parte di tutti e non secondi fini. Poteva essere una una buona occasione, ma è andata persa: si è fatto vivo solo un rappresentante. Ci sarà un’altra volta?

Verso le 17: prima operazione di semina di pomodori, melanzane e lattuga. Appena in tempo a finire e via velocemente: la pioggia arriva anche questa sera a farci buona compagnia.

21 gennaio 2012, sabato

Al mattino visito il dispensario della missione, costruito con gli aiuti di una famiglia italiana, e dedicato alla memoria di una signora prematuramente scomparsa.

Da quanto mi dice la suora incaricata, Sr. Salvetta, diplomata in ostetricia, l’ospedalino è in continuo deficit, però viene aiutato dal gruppo che ha contribuito alla sua costruzione.

Il personale è composto da otto infermiere o paramedici e da due guardiani notturni.

I parti sono circa 150 all’anno.

Ogni mese vengono visitati circa 1.000 bambini e circa 50 nuove mamme in gravidanza, secondo il programma governativo.

Tre volte al mese, la suora con alcune infermiere si reca in altrettanti paesi della zona dove viene fatta la “clinic” – visite di controllo – alle mamme in dolce attesa, ai bambini fino ai 5 anni.

Per la luce, nel dispensario vi è anche un sistema di pannelli solari, che però funziona molto male, mi dice la suora.

Per quanto riguarda l’acqua: anche qui problemi perché non sempre arriva dal pozzo della missione, ed allora viene utilizzata quella piovana depositata in due grandi cisterne.

In serata da Iringa arriva Mario Galvagni  con Vito, da Iringa dove sono stati alcuni giorni per mettere a punto alcuni programmi in relazione alla costruzione dell’università.

Assieme agli ospiti arriva anche la nuova pompa ad immersione – finalmente! E così lunedì potremo metterla in funzione.

22 gennaio 2012, domenica

Ore 9.00, messa a Chikombo, sulla strada principale, a circa 7 km da Heka. Pochi bambini e pochi adulti: in tutto non attivano a 25.

La chiesa viene usata anche da asilo, da come vedo dalla disposizione dei banchi: metà sono panche e guardano l’altare, metà sono banchi dqa scuola rivolti verso la porta, e sul muro una lavagna.

23 gennaio 2012, lunedì

Al mattino gli operai mettono in funzione – finalmente! – la nuova pompa per l’acqua.

Verso le 10 con assieme a Mario ci avviamo verso Dodoma, la capitale politica del Paese, a 170 km da qui, per una visita veloce alla città in modo da rendermela familiare. Per l’ora di cena siamo di ritorno ad Heka. E’ una città non tanto pulita, polverosa, calda, senza un piano preciso, confusionaria. Almeno così mi è apparsa.

24 gennaio 2012, martedì

Si intravvedono le prime piantine dei pomodori, melanzane, cicoria rossa di Treviso e arachidi, il tutto  seminato il 19 ed il 20!

27 gennaio 2012, venerdì

Nei tre ultimi giorni Mario, aiutato da Vito, era impegnato nel far la planimetria della missione, su cui programmare eventuali azioni future.

Anche se il lavoro non è ancora finito, oggi si fa un break e con Mario arriviamo fino a Singida, la nostra diocesi e capoluogo di regione, 160 km circa a nord ovest di Heka. Strada asfaltata, poco frequentata, tagliata in mezzo alla steppa e quindi anche senza tante curve. Tutto è piatto, pochi i villaggi, orizzonti immensi.

Non lontano dalla città il panorama cambia: enormi massi erratici di granito si alzano dal terreno fino a formare delle collinette con i massi nelle pose più svariate. Peccato che non sia utilizzata e pubblicizzata per il turismo: senz’altro attirerebbe molte persone.

La città non sembra tanto estesa, ma senz’altro più ordinata di Dodoma, con possibilità di ulteriore sviluppo ora che da poco hanno asfaltato la strada che porta ad Arusha e quindi ai parchi nazionali ed anche quella che porta a Mwanza, sul lago Vittoria. Rimango positivamente impressionato nel vedere molte insegne di alberghi. Si trova sulle rive di un laghetto, per niente male.

Al ritorno  ci fermiamo a Mkiwa, da Sr. Rita, delle Orsoline Polacche, in Tanzania da una ventina d’anni: noviziato e casa formazione, dispensario, ostello in costruzione per ragazze delle superiori, scuola di cucito… Dal nulla, come ci spiega la suora, e derise dalla gente del posto, ora è diventata un’isola verde, con piante, verdura, frutti, venticello fresco in continuazione. Sr. Rita si rende disponibile a darmi una mano, preparandomi piantine di piante da frutto. Grazie!

28 gennaio 2012, sabato

Alle ore 9.00: incontro mensile di tutte le maestre d’asilo della parrocchia. All’incontro in parrocchia partecipano più di 20 maestre. Sono signorine, ragazze e signore alcune anziane, che vengono scelte dal comune dove vivono per stare dietro all’asilo del posto. Realtà importante da non cancellare di certo, ma da incrementare e far funzionare al meglio, con preparazione adeguate delle maestre, se vogliamo che i bambini arrivino ad avere un’educazione scolastica come si deve già dai primi anni.

29 gennaio 2012, domenica

Alle 10 del mattino vi è la messa di commiato al parroco P. Diaz ed un breve saluto di benvenuto al nuovo parroco, il sottoscritto. Vengono da tutti i paesi della parrocchia, ma la chiesa non si riempie. Alla fine della messa, ancora in chiesa, viene offerta anche a me la possibilità di salutare i cristiani: man mano che vivremo assieme avremo la possibilità di conoscerci, di vivere tante realtà e di fare tante cose insieme, sia riguardo alla nostra maturazione umana e cristiana, sia pure riguardo alla nostra promozione umana.

Dopo messa la festa per p. Diaz continua all’esterno della chiesa, al caldo delle 13, con canti e danze, specialmente da parte dei bambini e ragazzotti venuti dai vari paesi, molti dei quali mi sembra siano gli “asiloti” o giù di lì.

Verso le 14.30, a festa non ancora finita, parto con Mario e Vito alla volta di Dar, da dove martedì prossimo prenderanno il volo per l’Italia. Ci fermiamo a dormire a Dodoma.

nuovo parroco, il sottoscritto. Vengono da tutti i paesi della parrocchia, ma la chiesa non si riempie. Alla fine della messa, ancora in chiesa, viene offerta anche a me la possibilità di salutare i cristiani: man mano che vivremo assieme avremo la possibilità di conoscerci, di vivere tante realtà e di fare tante cose insieme, sia riguardo alla nostra maturazione umana e cristiana, sia pure riguardo alla nostra promozione umana.

Dopo messa la festa per p. Diaz continua all’esterno della chiesa, al caldo delle 13, con canti e danze, specialmente da parte dei bambini e ragazzotti venuti dai vari paesi, molti dei quali mi sembra siano gli “asiloti” o giù di lì.

Verso le 14.30, a festa non ancora finita, parto con Mario e Vito alla volta di Dar, da dove martedì prossimo prenderanno il volo per l’Italia. Ci fermiamo a dormire a Dodoma.

Ultimo aggiornamento (Giovedì 22 Marzo 2012 21:42)

 

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